Il Santo Padre ritorna alla casa del Padre
Il presepe parrocchiale da noi è una lunga tradizione, inizialmente la preparazione era curata dai responsabili del gruppo modellismo; in seguito alla disgregazione di questo gruppo una parte della comunità si è presa in carico la cura del nostro presepe parrocchiale.
Il nostro presepe è composto da svariate costruzioni e casette in legno ricoperte da gesso e retroilluminare da lampadine che simulano il fuoco, svariate statuine, un lago con fiume annesso in vertoresina, i paesaggi sono composti da borraccina, corteccie, sabbia, terriccio e sassi rendendo i paesaggi molto naturali e molto realistici.
Il nostro presepe è realizzato con semplici criteri e simboli che ci ricordano la nostra fede, come l'acqua che simboleggia la vita, sempre nei pressi della grotta creata in maniera molto semplice, ma studiata per essere molto accogliente come una casa, la cittadina con il mercato, che ci ricorda quando Maria e Giuseppe non trovarono accoglienza a Betlemme e ci ricorda la frenesia delle nostre città, il deserto che ci fa pensare a tutte quelle persone venute da lontano per lodare Nostro Signore.
Ringraziamo tutti i collaboratori parrocchiali che organizzano sempre il nostro presepe e anche i giovani al centro che partecipano nella loro creazione infine ringraziamo Alessandro Bruzzi, che ogni anno dal 2015 fotografa e publicizza il nostro presepe.
Presepe presso la sede Parrocchiale della Chiesa di San Giacomo presso il rione di Grazzano
Vuoi dare una mano a restrutturare e costruire il nostro presepe il prossimo anno? Abbiamo bisogno di volotari che aiutino e diano nuove idee
Clicca sul bottone qui sotto e entra nel gruppo whatsapp di organizzazione oppure scrivi a:
Luca: 345 2938586 - l.pinelli@sangiacomocarrara.it
Nessuno dei Vangeli canonici parla espressamente di una grotta o di una stalla ove Maria avrebbe dato alla luce il Messia. Nell’unica citazione di Luca 2,7 (in una mangiatoia perché non c’era posto per essi nell’albergo) non c’è neppure traccia del bue (raffigurante il popolo ebreo) e che avrebbe indicato con i suoi muggiti l’esistenza della stalla e dell’asino (raffigurante i pagani) che accompagnò Giuseppe e Maria durante il loro viaggio. Bue-sole, Asino-luna; ancora una volta due principi opposti: giorno-notte. I due animali sono presenti solamente nel vangelo apocrifo dello pseudo Matteo che colloca la nascita in una stalla. Tale tradizione sarà poi soppiantata nel IV° secolo, con l’accettare come luogo di nascita la grotta. Essa è posta al centro della scena, nella parte più bassa, a volte con altre laterali di proporzioni più ridotte nelle quali trovano posto i pastori con le greggi, i fuochi, gli animali da cortile. Sentieri impervi conducono dalle montagne alla grotta, simbolo materno per eccellenza e luogo della nascita miracolosa. E’ un viaggio dall’alto verso il basso, verso le viscere della terra, il sotterraneo, per poter assistere, dopo aver vinto le angosce della discesa al buio, al trionfo della luce sulle tenebre, alla rinascita della natura sull’inverno. La grotta si configura come un confine tra luce e tenebre, ma anche come luogo di ingresso agli inferi ed al mistero della morte.
Il protagonista del presepe è il bambin Gesù. Un neonato che giace in una povera stalla come ricovero di emergenza nella paglia di una mangiatoia che probabilmente non è molto pulita. Un bambino che ha molti nomi tra cui Gesù, Gesù Cristo, Gesù di Nazareth, Yehoshua, Messia e Salvatore. Come "il Cristo bambino" simboleggia Dio che è diventato umano senza possedimenti terreni. Il suo misero abbigliamento mostra la sua povertà. Di particolare importanza è il suo nome: Gesù. Perché tutte le traduzioni, sia dal latino che dal greco antico o dall'ebraico, portano alla dichiarazione "Dio, il Signore aiuta" e "Dio è salvezza". Ciò rende chiaro che questo bambino porta sulle spalle il pesante fardello della miseria di tutta l'umanità e deve essere il "tanto atteso salvatore degli uomini".
Il personaggio della giovane madre Maria incarna la vergine innocenza e la purezza. È posizionata accanto alla culla in posizione inginocchiata o seduta ed indossa quasi sempre una mantella celeste. La simbologia dell'arte cristiana può essere trovata sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, nei quali il blu è considerato un colore celeste e rappresenta la fede e la lealtà. Il mare con la sua distanza e profondità illimitate è anche associato al blu. Così il colore blu collega il celeste con il terreno.
Giuseppe è ritratto come un uomo di età avanzata per sottolineare la verginità di Maria. Sta in piedi accanto o dietro la sua famiglia, tenendo in mano una lanterna luminosa o piegandosi leggermente su un bastone. In questo modo simboleggia il protettore. Allo stesso tempo, Giuseppe è considerato il "guardiano della luce" che illumina il mondo con la nascita di Gesù.
Il bue e l'asino sono stati parte integrante dei presepi figurativi sin dai primi tempi del cristianesimo. E questo sebbene i due animali, nonostante la menzionata mangiatoia, non compaiano nel Vangelo di Luca. Isaia 1: 3 dice "Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la mangiatoia del suo padrone". Gli animali apparentemente stupidi sono più intelligenti degli umani e con l'ebraismo e l'Islam simboleggiano due fedi. Altre interpretazioni descrivono il bue come "puro" e un simbolo del cristianesimo e l'asino come "impuro" e l'incarnazione di tutti i popoli pagani / non religiosi. Entrambi gli animali sono cosiddetti animali da soma e hanno lo scopo di chiarire che anche Gesù si fece carico dei fardelli dei suoi simili.
I pastori rappresentano la gente comune e portano animali sacrificali sotto forma di pecore e agnelli. Con l'aiuto dei cani da pastore, tengono insieme il gregge, sono responsabili e vigili. Allo stesso tempo, i pastori attirano l'attenzione perché hanno ascoltato l'angelo dell'annuncio. E per la partenza, perché subito dopo aver ricevuto il messaggio, si sono incamminati sulla via per Betlemme.
È particolarmente interessante che siano raffigurati pastori di età diverse: bambini, adolescenti, di mezza età ed anziani. Simboleggiano i diversi gruppi sociali che hanno vissuto la Notte Santa.
Gli agnelli sono un simbolo di indifese e sofferenza innocente. Sono animali sacrificali e non emettono alcun suono in un intorpidimento innato. Le pecore sono necessarie come alimento base e per confezionare vestiti.
Probabilmente l'interpretazione più ampia delle statuine della natività è quella dei Tre Re Magi. La loro presenza è legata a numerose storie e leggende. Eppure né i loro nomi, le loro origini, il loro status sociale, la loro occupazione o il loro numero sono stati provati. Il vangelo di Matteo è la base, in cui vengono menzionati i saggi che portano oro, incenso e mirra. I nomi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre apparvero solo alla fine del IX secolo. Tutti e tre sono interpretati e considerati come re, maghi, saggi, astrologi o scienziati che rappresentano i continenti conosciuti all'epoca, Africa, Asia ed Europa.
Il giovane Gaspare dalla pelle scura simboleggia la popolazione Africana e viene raffigurato portando un vaso celtico simile a un calice pieno di mirra. Il sapore amaro della mirra dovrebbe illustrare la successiva sofferenza e morte di Gesù Cristo. Melchiorre è un vecchio con una lunga barba che rappresenta il continente europeo; porta l'oro, che dovrebbe incarnare ricchezza, saggezza, potere e bellezza. Baldassarre invece appare come un uomo di mezza età e rappresenta il continente asiatico. Consegna un vaso con l'incenso, che sta per preghiere e sacrifici.
Ogni presepe ha almeno un angelo che assume la funzione di angelo annunciatore. Questo angelo porta ai pastori, il lieto messaggio della notizia della nascita del bambin Gesù. In alcuni casi, l'angelo della Gloria è rappresentato con uno striscione tra le mani che recita "Gloria in excelsis deo". Le parole fanno parte di un inno, un inno solenne di lode, e quando tradotte significano "Gloria a Dio in alto dei cieli". Se si possono vedere più angeli, simboleggiano il coro celeste degli angeli.
Il fiume è il segno del tempo che passa, il simbolo del ciclo vitale della nascita e della morte, dell’esistenza che scorre. Rappresenta la linea di confine tra il mondo dei vivi e quello dei trapassati, ma è anche il luogo nel quale chi vi si immerge ne esce purificato e rigenerato; è il fonte battesimale e ricorda il Giordano nel quale fu battezzato Gesù. In generale il fiume simboleggia la vita.
Elemento ricorrente è il ponte, simbolo di passaggio da un modo di essere ad un altro, e limite che collega il mondo dei vivi a quello dei defunti. La fede, la conoscenza, la morte stessa, equivalgono ad un transito da una condizione ad un’altra.
Rappresenta il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee, di conseguenza ancora un legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In esso si tufferà la cometa dopo aver soddisfatto il compito di accompagnatrice dei Magi.
Immagine dell’”Albero della Vita”, pianta misteriosa che Dio aveva creato nel giardino dell’Eden, accanto all’albero della conoscenza del bene e del male. Era considerata l’albero della pace, dell’abbondanza e della vittoria, tipica dell’area culturale medio-orientale. Tale simbolismo sarà poi ripreso con l’ingresso di Gesù in Gerusalemme su un tappeto di foglie di palma.
Il pane che viene sfornato è un chiaro riferimento a Cristo, definito il pane della vita, ma è anche il pane materiale che è stato cotto tra le fiamme, simbolo del fuoco dell’inferno, che sostituisce quello spirituale e sazia il corpo senza nutrire l’anima.
Luogo ricco di complessi significati che riconduce in primo luogo alla pericolosità del viaggio e della notte. Essa si riferisce all’episodio di Maria e Giuseppe che, durante il loro cammino, non trovano alloggio, ma si associa anche il significato rituale del mangiare, riferimento alla vita materiale contrapposta a quella spirituale e, non a caso, l’osteria è posta accanto alla grotta, a simboleggiare l’eterna lotta tra il bene e il male. E’ l’incarnazione stessa del peccato e del diavolo che si presenta agli uomini sotto false spoglie: il suo fine è quello di attirarli verso il male senza che questi ne abbiano coscienza e di manifestarsi solamente a fatto avvenuto. Il diavolo-oste attira gli avventori nell’osteria e lì, tra l’ebbrezza del vino e del cibo, impedisce agli uomini di accorgersi che poco lontano sta venendo alla luce il Figlio di Dio. E’ anche riferimento alla gioia delle nozze di Cana, ma pure presagio del tradimento di Gesù.