Il Santo Padre ritorna alla casa del Padre
Il santuario si trova nelle adiacenze di Carrara, piu precisamente in Via Carriona 57, Carrara, questa località prende il nome di Lugnola.
Attualmente la sede amministrativa Parrocchiale è proprio sita a questo indirizzo
Posto appena fuori dalle mura rinascimentali di Carrara, lungo il percorso dell’antichissima via Carriona (primo collegamento viario tra la città e il mare), il Santuario della Madonna delle Grazie nasconde, dietro la facciata moderna, un interno riccamente decorato e carico di storia.
L’edificio fu consacrato nel 1676, regnante il primo duca di Massa e principe di Carrara Alberico II Cybo Malaspina, su disegno dell’architetto Alessandro Bergamini: l’intento, condiviso da “Autorità e Popolo”, era quello di ricoverare in una degna sede una venerata immagine mariana, conservata in un fatiscente oratorio posto nel sito di Groppoli, poco più a valle dell’attuale edificio. Per la nuova chiesa venne scelto un terreno posto alla confluenza del canale del Ninfale con il torrente Carrione, nel sobborgo (oggi pienamente urbanizzato) della “Lugnola”.
La costruzione ha dimensioni 24m di lunghezza, 14m di larghezza e 18m di altezza per navata unica, ed è senza alcun dubbio barocca, in quanto è molto affrescata, con pareti e lesene rivestite con marmi policromi e per la complessità delle opere al suo interno, la luce naturale entra dal portone principale, da sei piccole finestre posizionate nelle pareti laterali in alto, alla base della volta e da una finestra posizionata sopra l’altar maggiore.
La costruzione del Santuario della Madonna delle Grazie di Carrara si colloca tra il 1620 e il 1660, i lavori non terminarono subito; infatti, la facciata non fu subito costruita con la chiesa, per circa 3 secoli, la facciata rimase spoglia, solo intonacata. Solo nel 1790 davanti al sagrato della chiesa furono portati 126 tipi di marmi diversi per realizzare la facciata, ma i lavori non iniziarono mai in quanto quando nel 1796 Napoleone discese in Italia per effettuare la cosiddetta campagna d’Italia, con la quale si istituì le Repubbliche sorelle(cisalpina, ligure, partenopea, romana), ed i marmi sparirono; si presume che i marmi furono rubati dalle truppe francesi, inoltre le truppe napoleoniche volevano distruggere questa chiesa, ma grazie all’ intercessione di importanti personalità della città ciò non avvenne, anche se la chiesa venne trasformata in seggio elettorale, dove si nominarono due Deputati della Repubblica Cisalpina. Finalmente la vecchia facciata intonacata venne sostituita con una facciata marmorea attuale nel 1957 grazie ad ingenti donazioni, inoltre la piazza antistante il Santuario ha aspetto moderno, con il monumento a San Francesco (1986) di Stefano Cavallo (1913-1996), la lineare facciata (1960) disegnata dall’architetto Ottaviano Matelli, e il portale in bronzo, con storie di San Francesco ed un curioso Cristo che protegge la città di Carrara (1970), di Vittorio Tabaracci (1928-2014). L’interno è invece un trionfo di marmi colorati e rari: non solo le più classiche varietà locali e le brecce versiliesi, ma un vero e proprio assortimento di marmi, italiani ed esteri. Questa profusione di materiali esotici si lega all’intervento prolungato della famiglia dei conti Del Medico, proprietari di cave e grandi mercanti, i cui commerci si estendevano a tutta Europa, con filiali a Venezia, Napoli e Londra: le munifiche elargizioni dei Del Medico accompagnarono la storia della chiesa dalla sua costruzione fino al tardo Settecento, incidendo in maniera profonda sul suo sontuoso aspetto.
Lo stesso architetto Bergamini aveva sposato una Del Medico (nel 1686), e non stupisce trovare il suo nome accostato al progetto per l’altare maggiore, eseguito a cavallo tra i due secoli. Il disegno rimanda, in maniera altamente simbolica, a quello della Cappella dei Principi in San Francesco a Massa, dovuto all’architetto lucchese Domenico Martinelli (1650-1718). L’affresco staccato cinquecentesco con la Madonna col Bambino costituisce il culmine devozionale e visivo del Santuario, ed è esaltato dal dossale con un trionfo di cherubini marmorei, e dalla colomba dello Spirito Santo che appare al centro di una raggiera dorata. I portali laterali, e le tribune, con il singolare andamento delle aperture superiori, richiamano la struttura dell’altare, andando a costituire un insieme unitario e maestoso. I ricchi apparati scultorei contribuiscono ad animare il tutto, generando un movimento che si estende agli elementi architettonici, con un effetto tridimensionale che è stato accostato ai lavori del Borromini.
Riposo in Egitto, Pietro Milani (metà XIX secolo)
L’apparato decorativo si estende a tutto il corpo della chiesa, comprendendo il rivestimento delle pareti laterali e i quattro grandi confessionali, sopra i quali insistono altrettante tele: in prossimità del presbiterio Annunciazione e Riposo in Egitto, del pittore livornese Pietro Milani (metà XIX secolo), verso l’orchestra Fuga in Egitto (a destra) e Natività (a sinistra), pregevoli tele settecentesche un tempo poste sugli altari laterali. Questi ultimi conservano ancora, al di sopra delle nicchie occupate da sculture moderne a carattere devozionale, gli ovati con Dio Padre e l’Estasi di Santa Caterina che accompagnavano le tele di cui sopra.
Sull’altare di destra, infine, due cherubini di pregevolissima fattura, tradizionalmente attribuiti allo scultore ornatista Bartolomeo Cassarini (†1773). Uscendo dalla chiesa colpisce invece, con il contrasto del suo biancore, l’imponente orchestra neoclassica in marmo bianco di Ravaccione, donata dal ricco mercante Pantaleone del Nero nel 1830.
L'annunciazione, Pietro Milani (metà XIX secolo)
Fuga in Egitto, artista sconosciuto
La Natività, artista sconosciuto
L’altare maggiore invece è composto da 4 colonne di rosso alpi e da marmo statuario, al centro sotto un bassorilievo di putti è situato un tabernacolo in statuario con colonnine in onice
L’altare intitolato a San Francesco è costituito da colonne fior di pesco, bianco ordinario venato, bianco chiaro, portoro macchia larga, il tabernacolo è di statuario.
L’altare intitolato a Sant’Antonio è costituito da colonne macchia verde, verde Sant-Denise fasce portoro macchia larga.
Il pulpito di una particolare forma ottagonale è costituito da bianco venato con lesene giallo di Siena, broccatello di Siena e breccia violetta.
L’orchestra semicircolare situata all’entrata della chiesa è costituita da marmo di Ravaccione, essa è stata creata in un’epoca seguente, nel 1829, qui possiamo notare uno stile neoclassico in contrasto con lo stile puramente barocco della chiesa, questo elemento aggiunto da Pantaleone Del Nero è costituito da due colonne ioniche e da un parapetto con scolpiti strumenti musicali, su di esso sono collocate le canne dell’organo
La particolarità di questa chiesa è data dalla volta a tutto sesto con sei archi di irrigidimento e sei unghie (più piccole all’esterno e più ampie all’interno), tutto ciò affrescata. Questa volta non è stata realizzata con materiali lapidei, ma con assi di legno, canne e intonaco, sopra questa volta troviamo delle semplici capriate che sorreggono il tetto
L’interno del santuario è adornato da bellissimi marmi policromi (breccia violetta, arabescato, calcata bianco oro, bardiglio, bianco ordinario, portoro) su tutte le pareti, lesene fino al cornicione.
I muri della chiesa sono alti circa 10m e spessi circa 1m, sono costituiti da materiali lapidei murati tra loro. Inoltre possiamo notare la presenza di 3 catene che attraversano la navata, si può presupporre che esse siano state posizionate per questioni antisismiche (questi dispositivi tendono a non far aprire la struttura in caso di terremoto), infatti esse non hanno funzione strutturale, in quanto la volta è “finta” e le capriate sopra la volta hanno la loro catena in legno.